la lanterna

VEDIAMO AL ROVESCIO....., LA SOFFERENZA

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lapecorellasmarrita
view post Posted on 6/11/2014, 00:50




“ VEDIAMO AL… ROVESCIO! “




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In questa etichetta, intendevo dare un pò di conforto ai sofferenti ed alleviare “sinteticamente”, con l’aiuto dei nostri amici Santi, le sofferenze di molti, soprattutto dei più piccoli, degli innocenti, dei carcerati, delle prostitute, degli emarginati e quanti altri dimenticati, nonché degli scrupolosi, corrosi interiormente da tale “malattia”, ma anche ammonire chi, purtroppo , anche nella Chiesa, questa povera Madre Chiesa, a sua volta ammalata per le nostre stesse colpe e da chi, ritenendosi perfetto, da “sacro bugiardo” ( per parafrasare il Vescovo Erasmo da Rotterdam ), anziché avvicinare questi più piccoli a Dio, li allontana… magari inconsapevolmente.

Intendevo fare anche una piccola premessa che potesse introdurci meglio al “piccolo catechismo illustrato” che posteremo, essendo ormai quasi ultimato,
quando mi sono imbattuto in quella che ritengo sia la più bella “ testimonianza e catechesi” mai udita sino ad oggi: quella di un ex capo banda di rapinatori e di trafficanti di droga. Ce n’è per tutti! Ce ne sono state anche per me! Da questo gangster ho capito che, davvero, le parole di Gesù profetizzate non solo oltre duemila anni fa: “ le prostitute e i pubblicani ci passeranno avanti”e le ripete ancora oggi.

Gesù sapeva, sa , e continuerà a ripetercelo, che proprio costoro, i più piccoli, i grandi peccatori, ingannati e schiavizzati dal demonio con la complicità della mondanità (le mode, le chiacchiere vane e quant’altro: sesso, denaro, successo, “ le tre s maledette” citate da Frà Crispino Lanzi nel suo libro “Con Maria verso Gesù”) ma, anche dai nostri peccati di omissione; Costoro, Gli Ultimi, i più Piccini, diventeranno i veri e più fedeli Apostoli di Gesù. Si proprio loro, come del resto è già accaduto nel passato , quando Gesù era fisicamente visibile su questa terra, pur velato dalla Sua Umanità e che oggi adoriamo , questa volta “ velato di Bianco” nell’Eucarestia.(vedi in questa stessa etichetta Carlo Acutis e il Suo meraviglioso sito sui Miracoli Eucaristici).

Fra questi ultimi, come la Maddalena , il “Buon Ladrone”, che certamente non èra un ladro di polli, ma senz’altro anche assassino, non intendiamo assolutamente giustificare il male, ne ovviamente incitare a delinquere ma, nel vedere quel male, anziché chiacchierare, cosa facciamo? Ci limitiamo forse a dire” Sia fatta la Tua volontà!... ? o vogliamo capire che, pur riconoscendo i nostri limiti, dobbiamo cercare di “fare la Sua Volontà su questa terra, come in Cielo”? ( come viene recitato nel Padre Nostro in francese, e come d’altronde ebbe a dire San Giovani Paolo II: Damose da fa’! ).

Ognuno di noi, compreso me, faccia il suo esame di coscienza! Soprattutto, se ne avrete la pazienza, di leggere o visionare la testimonianza di André Levet, (in questa stessa etichetta) quel capo banda gangster convertito.

Quanto a me, “confidenzialmente”, “su internet”si fa per dire; riconosciamo le nostre grandi omissioni nei confronti di chi soffre, dei più piccoli, emarginati, sfruttati e quant’altri perché fra questi ,alcuni ( ma io mi auguro molti) diventeranno i più fedeli Apostoli di Gesù, quando comprenderanno che Dio non li ama a modo nostro: “ ti amo,perché ho bisogno di te!”, ma: “Ho bisogno di Te, PERCHE’ TI AMO!. Chiaro ?


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Da qui possiamo concludere come effettivamente “VEDIAMO AL ROVESCIO”! Non solo, andiamo a cercare chissà quale conforto o pratiche sataniche ( e ci arriveremo ) per “evadere” chissà dove… o meglio nelle mani di “malatasca” il demonio, “il falsario” come lo chiama Padre Livio di Radio Maria ( il cui libro, “Il falsario” appunto, invito tutti a leggere). Tutti potranno comprendere quanto questa bestia infernale,sia cosi abile dal farci apparire il bene come male, il male come bene! Lascio a voi, cari amici di questo blog, di trarne una conclusione.

Non sono ne prete ne santo, ma come ho già detto un povero empio convertito, sotto molti aspetti, della stessa specie di André Levet, pur avendo indossato la divisa e cercato di fare del bene commettendo il male. ( Tutto dipende dal giudizio che si vuol dare: secondo il dettame del mondo o dagli Insegnamenti del Vangelo ).

Avendo trovato Gesù, o meglio essendomi arreso a Lui, oggi, pur da gran peccatore qual sono rimasto, guardando il Crocifisso, o meglio quella scritta: “ I.N.R.I “, chiedo soltanto, qual povero “incerto”, di essere esaudito in questo proposito: “Io Non Ritorno Indietro”! nonostante tutte le mie “care imperfezioni” (come le definiva Papa Lucani), affidandomi e affidando tutti a Maria , la nostra Cara e Dolcissima Mammina, recitando la bella preghiera di San Giuseppe da Copertino:” Salve Regina/ Rosa senza spine/ Giglio d’amore / Madre del Signore/ Deh fammi questa grazia/ ch’io non muoia peccatore”. Cosi sia!

Tutti abbraccio fraternamente in Gesù et Maria!

(La pecorella smarrita)


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AI SOFFERENTI E TRIBOLATI

DIO E’ PROVVIDENZA, ANCHE NEL DOLORE




Scrive Fra Crispino Lanzi: “ Il problema che maggiormente affligge l’esistenza dell’uomo è quello del dolore, che sembra inconciliabile con la Provvidenza di Dio; si risolve con sufficiente chiarezza soltanto con la fede in Dio Padre e nella certezza di un’altra vita dopo la morte corporale e con lo sguardo fisso alle atroci sofferenze di Cristo Dio e della sua Madre Addolorata.

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“Il dolore non è stato creato da Dio: Il progetto di Dio era una umanità senza alcuna sofferenza (…) Molti dolori vengono dalle leggi della natura sconvolta dal peccato dell’uomo (vedi etichette 2,3) e tante sofferenze arrivano per colpa nostra: per imprudenza e intemperanza, per eccessi nel mangiare e nel bere; sovente gli uomini si scavano la fossa con forchetta, bicchieri, bicchierini, droga, vizi e disordini fisici e morali; e poi scavano la fossa agli altri negando il cibo, i vestiti, le medicine alle centinaia di milioni di persone che ogni anno muoiono per fame e per miseria (per non parlare di cosa ci fanno mangiare, sfruttamenti d’ogni genere, indifferenza, insensibilità e quant’altro… nota aggiunta dallo staff) E SE NE INCOLPA IL SIGNORE!

(Cit .Fra.Padre Crispino Lanzi: “Con Maria verso Gesù”)


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“E’ molto facile condurre una barca quando non è incalzata dai venti, e trascorrere una vita esente da qualsiasi accidente; ma in mezzo agli impacci delle prove, come tra i venti, è ben difficile continuare il cammino. Ecco la necessità di sempre vegliare e di sempre avere cura di se stessi, delle proprie azioni, delle intenzioni e di dimostrare che il cuore è buono e giusto, dolce, umile e generoso”. (Padre Pio Epist I, Lettera 433).


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San Gregorio di Nazianzo, quel santo Vescovo, scrisse in una lettera: “Mi chiami come io stia? Male, assai male, carissimo!... il mio corpo è malaticcio, e la vecchiezza mi pesa sulle spalle, un fastidio succede all’altro; affari sopra affari; amici infedeli; la chiesa senza pastore; i buoni oppressi, i malvagi di giorno in giorno più prepotenti; la navicella voga qua e là sul mare senza nocchiero; Cristo dorme”. Da queste parole vedi che anche grandi e santi uomini avevano le loro ore d’afflizione; dunque consolati anche tu.

Cit:” Padre, la tua volontà sia fatta! Ossia libro di consolazione agli afflitti” di, D. Giulio Sollier, 1843.


SCARSO E’ IL NUMERO DI COLORO CHE AMANO LA CROCE DI GESU’’
(dall’Imitazione di Cristo)




1. Oggi, di innamorati del suo regno celeste, Gesù ne trova molti; pochi invece ne trova di pronti a portare la sua croce. Trova molti desiderosi di consolazione, pochi desiderosi della tribolazione; molti disposti a sedere a mensa, pochi disposti a digiunare.

Tutti desiderano godere con lui, pochi vogliono soffrire per lui. Molti seguono Gesù fino alla distribuzione del pane, pochi invece fino al momento di bere il calice della passione. Molti guardano con venerazione ai suoi miracoli, pochi seguono l’ignominia della croce. Molti amano Iddio fin tanto che non succedono avversità. Molti lo lodano e lo benedicono soltanto mentre ricevono da lui qualche consolazione; ma se Gesù si nasconde e li abbandona per un poco, cadono in lamentazione e in grande abbattimento.



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San Giovanni XXIII° Papa ci lascia scritto:

“ Mi sento più che mai unito ai tanti e tanti che soffrono negli ospedali e nelle case, o sono angustiati in varie forme”.

Ma anche;

" Una croce mi ci vuole; Signore Gesù, aiutami a portarla umilmente e degnamente”.





IL MERCATO DELLE CROCI




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“Un uomo era stanco della vita. Un giorno si lamentò con il Signore, il quale lo ascoltò e gli rispose:
-Domani mattina fatti trovare sulla piazza della chiesa: là ogni anno c’è il mercato delle croci; ce ne sono tante, di tutte le misure e lì potrai scegliere quella che ti va meglio, perché ogni uomo deve portare la sua croce.
Al mattino presto l’uomo era già sulla piazza. Trascinò la sua croce e vide una grande raccolta di croci, piccole, grandi, sottili , grosse, alte, basse: per tutti i gusti. L’uomo lasciò da parte la sua e si mise a cercarne una più adatta, ma la cosa non era facile.
Una era piccola, ma troppo ruvida; l’altra era leggera, ma scivolosa e si portava male; altre erano troppo pesanti; altre magari anche leggere, avevano nodi. Cercò a lungo, riprovò e a la fine ne trovò una che gli sembrava adatta. La provò ed era proprio giusta, non molto pesante, levigata, abbastanza piccola.
La prese e si mise in viaggio per tornare a casa: ma dopo pochi passi si accorse di aver preso la sua di prima.”


(Cit. “Papa Luciani racconta”,Ed. Messaggero di Padova)


“ SE CI FOSSE QUALCOSA DI MEGLIO E DI PIU’ UTILE, ( DELLA CROCE) PER LA SALVEZZA DEGLI UOMINI, CRISTO CE LO AVREBBE CERTAMENTE INDICATO, CON LA PAROLA E CON L’ESEMPIO.”
( dall’ “Imitazione di Cristo” )





Sempre dall’Imitazione di Cristo, Cap XII, La Via Maestra della Santa Croce leggiamo “Se porti la croce di buon animo, sarà essa a portarti e a condurti alla meta desiderata, dove ogni patimento avrà quella fine che quaggiù non può aversi in alcun modo. Se invece la croce tu la porti contro voglia, essa ti peserà; aggraverai te stesso, e tuttavia la dovrai portare.

Se scansi una croce, ne troverai senza dubbio un’altra, e forse più grave. Credi forse di poter sfuggire a ciò che nessun mortale poté mai evitare? Quale santo stette mai in questo mondo senza croce e senza tribolazione? Neppure Gesù Cristo, nostro Signore, durante la sua vita, passò una sola ora senza il dolore della passione. “Era necessario – diceva – che il Cristo patisse e risorgesse da morte per entrare nella sua gloria” (Luca 24,26 e 46).

E perché mai tu vai cercando una via diversa da questa via maestra, che è quella della santa croce? Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio; e tu cerchi per te riposo e gioia? Sbagli, sbagli se cerchi qualcosa d’altro, che non sia il patire tribolazioni; perché tutta questa vita mortale è piena di miseria e segnata tutt’intorno da croci.

Spesso, quanto più uno sarà salito in alto progredendo spiritualmente, tanto più pesanti saranno le croci che troverà,giacché la sofferenza del suo esilio su questa terra aumenta insieme con l’amore di Dio.


“LA CROCE E’ MEGLIO ABBRACCIARLA CHE TRASCINARLA ”
( Ripete spesso Padre Colombano Vuilleumier)




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Immagini di Jacopini Giustino modificate by Mom



PERCHE’ IL MALE NEL MONDO?



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“Sta bene a sentire… C’è una mamma che sta ricamando, Il suo figliuolo, seduto su uno sgabelletto basso, vede il lavoro di lei; ma alla rovescia.
Vede i nodi del ricamo, i fili confusi… E dice: Mamma si può sapere che fai? E’ così poco chiaro il tuo lavoro?!”.
Allora la mamma abbassa il telaio, e mostra la parte buona del lavoro. Ogni colore è al suo posto e la varietà dei fili si compone nell’armonia del disegno.
Ecco, noi vediamo il rovescio del ricamo. Siamo seduti sullo sgabello basso”


(Padre Pio – GG, 106).



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“ NON SI MUOVE FOGLIA… SENZA CHE DIO NON LO SAPPIA”



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Mons. Francesco Lambiasi.



“Se il male ha un posto nel mondo di Dio, ciò avviene per una libera, responsabile e deprecabile scelta dell’uomo, sotto la subdola seduzione del tentatore. Ma il Creatore – è la seconda verità luminosa e svincolante – non si lascia sorprendere dai guai causati dai suoi figli, ma riesce a ricavarne un bene infinitamente più grande. Si comprende allora cosa è veramente la cosiddetta “volontà di Dio”. Spesso questa espressione si trascina dentro l’idea della sofferenze, mortificazioni e sacrifici. La volontà di Dio viene abbinata ad eventi catastrofici della natura o a vicende dolorose e incomprensibili della vita. Ma il Dio della Bibbia non è un Dio che si compiace del dolore dei suoi figli. Non è un Dio che ci dà libertà per poi scipparcela quando meno ce l’aspettiamo. E’ il Dio amante della vita, che vuole solo e sempre la nostra felicità. Non è il Dio che sogna il nostro male, ma che ci aiuta a vincere il male con un bene più grande. Spesso si sentono gli anziani dire: “Non si muove foglia che Dio non voglia”, e si cita o si pensa a quel passo del vangelo in cui si legge:” due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza che il vostro Padre lo voglia” (Matteo 10,28), ma questa è una traduzione sbagliata, e va corretta così: “senza che Dio lo sappia”.

(Cit. Mons Francesco Lambiasi, “Vorrei leggere la Bibbia, mi aiutate? Edizioni il Ponte, via cairoli, 69 – 47923 Rimini, redazione@il ponte. com )

( Cogliamo l’occasione per ringraziare di cuore S.E Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini, per averci consentito di poter fare alcune piccole citazioni, riportate nel Suo libro, che invitiamo tutti a leggere.)



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Ricordate il lamento di san Gregorio Nazianzieno? Ascoltatelo adesso:

“ Poiché non mi è dato di vivere senza afflizioni, ne ricavo almeno l’utile, che imparo a sopportare con pazienza ciò che mi è disgradevole, ed a ringraziar Dio sì nelle ore di amarezza, che in quelle di allegria; perché paja così. Innalziamo la mente al cielo, e pensiamo che non vi ha altro male che il peccato, non altro bene che la verità, la quale ci unisce a Dio. Con queste parole l’uomo forte mostra di nuovo la sua fermezza nella fede, la sua fiducia nella speranza, ed il suo ardore nella carità”. (cit Padre ,la tua volontà sia fatta 1845).



Ulteriore risposta la troviamo dal “ Credo dei Sofferenti “:




“ Credo che il dolore purifichi e migliori e possa condurre alla più alta perfezione. Credo che il dolore, sopportato con amore e rassegnazione, sia una grande riparazione dei peccati. Credo che Dio cerchi coloro che soffrono per lui. Credo che il dolore, sopportato con amore e rassegnazione, sarà glorificato nell’eternità. Credo che il dolore sia ciò che più ci unisce intimamente al Signore Gesù, facendoci somigliare a Lui. Credo che il dolore racchiuda segreti ineffabili consolazioni per coloro che si sottomettono umilmente, e che ispiri un amore sincero e più pieno verso Dio. Credo che il dolore, sopportato con cristiana rassegnazione, sia un segno dell’amore e della predestinazione. Credo che il dolore, unito a quello di Gesù, sia il mezzo più fecondo per convertire e salvare gli uomini”.





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“Dice Padre Pio: “gli angioli di una cosa sola sono invidiosi di noi: non poter soffrire per Iddio. Soltanto il dolore permette ad un’anima di dire con certezza; Mio Dio, vedete bene che vi amo!” (FM,166) perché?, sempre Padre Pio ci dice “La sofferenza dei mali fisici e morali è la più degna offerta che puoi fare a colui che ci ha salvato soffrendo (Epist III, p. 462), ancora; “ Accetta ogni dolore ed incomprensione che viene dall’Alto. Cosi ti perfezionerai e ti santificherai” (FSP. 119).


“Padre, tu ami ciò che io temo.
Risposta: Io non amo la sofferenza in se stessa; la chiedo a Dio, la bramo per i frutti che mi dà: dà gloria a Dio, mi salva i fratelli di questo esilio, libera la anime dal fuoco del purgatorio, e che voglio di più?
-Padre, che cos’è la sofferenza?
- Risposta: Espiazione. – E per Voi che cos’è? – Il mio pane quotidiano, la mia delizia! (in Ldp. 167).
Non vogliamo persuaderci che la sofferenza è necessaria all’anima nostra; che la croce deve essere il nostro pane quotidiano.
Come il corpo ha bisogno di nutrimento, così l’anima ha bisogno della croce, giorno per giorno, per purificarsi e distaccarsi dalle creature.

Non vogliamo comprendere che Dio non vuole, non può salvarci né santificarci senza la croce e più egli attira a sé un’anima, più la purifica per mezzo della croce (FSP, 123).


Santa Teresa diceva “ O patire o morire”


Santa Maria Maddalena dè Pazzi: “Sempre patire e non morire”.

Santa Veronica Giuliani: “Né patire né morire… per maggiormente patire”. Come ella fece la spiegazione al suo confessore dicendo che il maggior patire consiste in non aver ciò che ardentemente si brama, perché quando uno ha quel che desidera, non patisce, ma gode; e desiderando Ella di patire, o di morire per godere Iddio, l’era un tormento superiore ad ogni altro il non patire, e di non morire; come attestò il Padre Crivelli nella sua solenne deposizione”.


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Tanto che, state a sentire: Santa Veronica Giuliani “… per la santa ubbidienza ottenne la singolarissima grazia di non render l’anima a Dio, se non quando, e nel punto che le fosse dato il permesso del Confessore”.

Cit: ( Breve Ristretto della vita della B. Veronica Giuliani da Mercatello, Badessa delle Cappuccine di Città di Castello nello Stato Pontificio , Davolio,e figlio 1828 )

”Gesù nella vita non ti chiede di portare con lui la pesante croce, ma un piccolo pezzo della sua croce; pezzo che si compendia nei dolori umani ( Padre Pio,FSP.119)

“Che gli altri debbano morire è per me la cosa più naturale! Ma che io debba morire, non riesco a crederlo”! diceva Saverio di Maistre).

“I mortali, non riuscendo a rimediare la morte, si sono ingegnati di non pensarci! Così corriamo tutti nel precipizio dopo avere messo qualcosa davanti per non vederlo”! (Pascal)

Cit : “Vado ad Patrem, non muoio entro nella vita!”, di Padre Colombano Vuilleumier.


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Ricordo ancora la risposta del Cardinale Caffarra a un giornalista. Suonava più o meno così, pur non modificandone il senso:

“Molti si preoccupano di come poter allungare la vita, pochi si chiedono quale ne sia la convenienza!”




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Avendo prestato servizio anche in ambienti ospedalieri, tra i sofferenti, io che tremo alla sola vista di un ago , ed avendo visto ogni sorta di sofferenze sia fisiche che psichiche , devo però ammettere che non vi è nulla di più bello nel riuscire a strappare un sorriso ad un sofferente, magari facendo il”buffone di Dio”, il Clown ecc (non certamente ricorrendo allo ”yoga della risata” , ( haimè , purtroppo, praticato anche in certi ambienti cattolici…sarebbe ora di finirla!), e nulla di più brutto nel non prendersene cura, credenti o meno che siamo. Il più delle volte, sono gli stessi sofferenti ad incoraggiare e a preoccuparsi degli altri; altri non accettano ne sofferenza ne vecchiaia e imprecano. Che fare?
Certamente non aggiungere sofferenza ai sofferenti, chiunque siano; tanta pazienza, anche se talvolta si debba ricorrere alla dovuta fermezza e magari passare per “cattivi”; sopratutto riconoscere i nostri limiti e pregare,.. portare loro Dio. Guai a puntare il dito contro di loro; fare qualsiasi cosa possibile per alleviare sia la sofferenza dei malati che i disagi e disservizi risolvibili, sia in loro favore che di chi li assiste. Solo chi soffre o assiste sofferenti può capirlo anche se, purtroppo, non mancano chi li maltratta, ne è insensibile, vorrebbe disfarsene o, peggio ancora, servirsene per ottenerne loschi guadagni… per non parlare di cosa accade dopo,ad avvenuta morte. (la pecorella smarrita).



Ben a ragione, Padre Pio pregò così;

“ O Gesù, comunica ancora a me la stessa forza, quando nella previsione dei mali futuri, la mia debole natura vorrà ribellarsi, ch’io affronti come Te e con serena pace e tranquillità tutte le pene e travagli, che possa incontrare in questa terra di esilio; unisco tutto ai meriti tuoi, alle Tue pene, alle Tue espiazioni, alle Tue lagrime affinché cooperi con te alla mia salvezza e fugga il peccato, che fu l’unica causa che Ti fece sudare sangue e Ti ridusse a morte”. (Padre Pio)


PERCHE’, SOPRATTUTTO, SOFFRONO I BAMBINI E GLI ALTRI INNOCENTI?




Qui il mistero del dolore raggiunge la massima profondità, e , senza fede resta inesplicabile; mentre la fede ci offre elementi che ce lo fanno comprendere a sufficienza: sono i seguenti: Gesù ha sofferto moltissimo e ha voluto una madre la più sofferente e la più addolorata tra tutte le creature. E con la sua sofferenza, cui ha unito la sofferenza della sua Mamma, ha meritato per tutti noi la salvezza eterna. Così i fanciulli e gli altri innocenti che soffrono per amore a Gesù e ai fratelli, diventano, insieme alla Madonna, i più preziosi collaboratori del Redentore nell’opera della salvezza delle anime. Inoltre c’è la certezza assoluta dell’esistenza della vita eterna, che è la vera vita! La vita terrena di fronte all’eternità è meno di un istante, è più breve di un lampo nella notte (…)

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ALCUNI ESEMPI?

ANTONIETTA MEO , “NENNOLINA “





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Il 12 dicembre 2007 Papa Benedetto XVI ha riconosciuto le virtù eroiche di questa bambina romana, diventata cosi la più giovane Venerabile nella storia della Chiesa.

Antonietta Meo, detta familiarmente “ Nennolina “, viene alla luce a Roma il 15 dicembre 1930, in una famiglia di solidi principi morali e religiosi. E’ una bambina vivace ed allegra, con una gran voglia di giocare. Un giorno si fa male sbattendo il ginocchio su un sasso, nel giardino dell’asilo. Il dolore non passa, i medici diranno: “ osteosarcoma”. Si dovrà amputare la gamba. Tutti sono sconvolti, tranne lei. E’ la primavera del 1936. Nennolina, dopo l’intervento, mette una pesante protesi ortopedica e continua la sua solita vita di bimba. Una lunga via crucis negli ospedali fino alla morte, fra atroci dolori, nel luglio 1937, a solo sei anni e mezzo.

Nennolina ha lasciato un diario e più di cento letterine rivolte a Gesù, Maria e Dio Padre che rivelano una vita di unione mistica davvero straordinaria.

Prima ancora di apprendere a leggere e scrivere, Nennolina impara dalla madre a scrivere, in stampatello, i nomi di Gesù e Maria. Per il resto è una bambina come tutte le altre, vivace e birichina, dalla risposta sempre pronta, un vero “peperino”. Amava molto cantare, tanto che ancora oggi sembra di sentire la sua voce aleggiare da una stanza all’altra di casa… ricorda la sorella Margherita, oggi quasi ottantenne. Ogni sera prende l’abitudine di scrivere una lettera che poi ripone sotto il crocefisso con ai piedi Gesù Bambino.


“Cara Madonnina, tu sei tanto buona, prendi il mio cuore e portalo a Gesù.” La Madonna è per lei la mammina di Gesù, a cui egli da piccolo obbediva ed anche lei vuole imitarlo. Pur con i suoi pochi anni, comprende che Ella ha sofferto con Gesù e per gesù e scrive: “Caro Gesù…Tu hai sofferto tanto sulla croce, io voglio fare tanti fioretti e voglio restare sempre sul Calvario vicino a Te e alla Tua Mammina” (28 gennaio 1937).

Durante i suoi frequenti ricoveri ospedalieri, Nennolina si fa condurre ogni giorno davanti all’edicola della madonna, per deporre ai piedi della sua statua, ricorda la madre, il nostro omaggio floreale. Erano fiori campestri che io raccoglievo negli argini dei viali e fra gli erbaggi dell’orto dietro indicazioni di Nennolina che, con i suoi occhi di lince, dalla sedia a ruote, scopriva da lontano, e accoglieva poi, allegra, nelle sue braccia. Dopo l’offerta dei fiori, congiunte le mani, recitava le preghierine. Infine, mandando un bacio, salutava graziosamente, con la manina, al suo modo: “Ciao, Madonnina cara!”

A sei anni domanda di poter ricevere la prima Comunione. Il male intanto si fa sempre più violento, ma lei non si lamenta mai. Nell’ultima letterina, del 2 giugno, dettata alla madre accanto al suo letto, scriveva: “Caro Gesù, dì alla Madonnina che l’amo tanto e voglio starle vicina…”
Dopo lunghe ed atroci sofferenze, si spegne a sette anni non ancora compiuti il 3 luglio 1937. Era un sabato. Maria l’aveva esaudita.


www.parrocchie.it/calenzano/santama...e/NENNOLINA.htm



ANNE DE GAULLE




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Anne figlia del generale de Gaulle, affetta da” trisomie 21” ( sindrome di down ), muore di polmonite tra le sue braccia del suo papà, il 6 febbraio 1948. De Gaulle pronuncia questa commovente frase :“ Adesso è come tutte le altre”. Nel scrivere le sue memorie, dice di Anne:

”Questa bambina era anche una grazia, mi ha aiutato a superare ogni insuccesso, tutti gli uomini, e sollevare lo sguardo più in alto”.




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<b>« Cette enfant était aussi une grâce, elle m’a aidé à dépasser tous les échecs et tous les hommes, à voir plus haut » Charles de Gaulle-1940




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Per amore e in ricordo della loro piccola Anne, già dal termine della seconda Guerra mondiale, Charles e Yvonne de Gaulle cercarono di dare una risposta umana e cristiana al grido di aiuto delle famiglie e delle persone portatrici di handicap mentali, creando una fondazione privata per dare a queste sollievo.
Aggiungendo ai loro personali contributi i doni delle opere di assistenza patrocinate durante e dopo la guerra dalla signora Yvonne de Gaulle, questi permisero di dare inizio alla Fondazione Anne de Gaulle. La Fondazione venne riconosciuta di pubblica utilità il 30 marzo 1945 dal Governo Provvisorio della Repubblica Francese, sorto dalla Resistenza.
Il Generale de Gaulle e sua moglie Yvonne acquistarono la proprietà di Vertcoeur ,in Valle di Chevreuse, che venne trasformata in un focolare di vita “destinato alle ragazze portatrici di handicap prive di risorse, beneficiandole della pubblica assistenza , andando incontro soprattutto alle famiglie provate dalla guerra.




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Sotto l'autorità di Yvonne de Gaulle, particolarmente impegnata nel Consiglio di Amministrazione dal 1945 fino alla sua morte ( 1989), la struttura di animazione Vertcoeur è stata successivamente affidata a due congregazioni religiose per porre la leadership nel 1996.

Georges Pompidou tesoriere della Fondazione dal 1946 al1969, fino alla data della sua elezione alla Presidenza della Repubblica, è stato un attento sviluppatore delle prime disposizioni volute nel campo sociale in favore delle persone affette da disabilità intellettive.
Frutto di una volontà famigliare, illuminata dalla fede cattolica dei suoi fondatori, la Fondazione Anne de Gaulle costituiva all’’epoca un’opera innovativa ed esemplare, tanto da permettere d’inaugurare risposte alternative a quelle precedente-mente esistenti, ossia a certi tipi di “ricoveri” o d’internamento nei manicomi.

Oggi, la Fondazione intende continuare quest’opera dotandosi ,,nel mese di ottobre 2012, di una direzione generale con il fine di proseguire e di avviare ulteriori sviluppi al servizio della persona indebolita dalla sua disabilità, nonché svolgere la particolare missione di vegliare sull’applicazione dell’’impegno preso dalla nazione francese affinché non dimentichi nessuno dei suoi membri più vulnerabili. Anzi, la Fondazione Anne de Gaulle, starebbe attualmente rivedendo i propri statuti, non escludendo l’intenzione di ,estendere la sua azione sia a livello europeo o internazionale, in favore delle persone affette da disabilità intellettive. .




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Foyer Saint-Louis




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http://fondation-anne-de-gaulle.org/





CARLO ACUTIS





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“E’ un ragazzo della nostra epoca, nasce a Londra nel 1991 e nello stesso anno torna in Italia con la sua famiglia. Cresce a Milano, dove conduce una vita impegnata tra mille attività con i ragazzi del catechismo, con i poveri alla mensa caritas , con i bambini dell’oratorio. Tanti sono i suoi hobby: lo sport, gli animali, la playstation,i film polizieschi, il sassofono.

Più di tutti, però, lo anima una passione per l’informatica, in cui mostra doti geniali per la sua età. A scuola si impegna con profitto, ma si distrae spesso tra i banchi quando le lezioni non catturano il suo interesse.


Dagli amici è amato, per la ventata di allegria che sa portare nella compagnia, anche se lui non cerca lo sballo come gli altri. E chi lo contraddice o lo deride, finisce per subirne il fascino lasciandosi attrarre da lui. In famiglia Carlo respira la fede, scegliendo fin da piccolo di non abbandonare l’amicizia che stringe con Gesù. Egli si innamora del Corpo di Cristo dopo la Prima Comunione, che chiede di poter ricevere prima del tempo, all’età di sette anni. Per quel giorno Carlo non desidera dei festeggiamenti che possano distrarlo dall’incontro con il Signore e chiede di ricevere l’Eucarestia in un monastero di clausura. Di pari passo con l’adolescenza arriva anche il rosario quotidiano e l’adorazione eucaristica, convinto com’è che quando “ci si mette di fronte al sole ci si abbronza…ma quando ci si mette davanti a Gesù eucarestia si diventa santi”. Proprio la santità diventa il suo chiodo fisso,il suo obiettivo, la molla che lo fa stare in modo “diverso” sui banchi di scuola, in pizzeria con gli amici o in piazzetta per la partita di pallone.

Poi all’improvviso, arriva la leucemia. Il male si presenta in forma acuta che non lascia scampo. Carlo cerca la guarigione perché ama la vita, ma sorride alla morte per la gioia di incontrare Gesù Muore il 12 ottobre 2006 e il suo corpo riposa ad Assisi, la città di san Francesco, che più di altre il ragazzo ha amato.

L’amore di Carlo per Gesù Eucarestia è stato talmente forte da spingerlo in un’impresa straordinaria per la sua giovane età. All’età di soli 11 anni, con il consenso dei genitori, decide di documentare tutti i miracoli eucaristici avvenuti in Italia e… nel mondo! Per miracolo eucaristico la Chiesa intende quel miracolo o evento prodigioso che coinvolge l’Eucarestia, l’Ostia e il Sangue consacrati di Cristo. Carlo si fa portare in tutti quei luoghi dove sono storicamente testimoniati questo tipo di eventi e il frutto di questa appassionata ricerca è una mostra, di 142 pannelli, uno per ogni miracolo. La mostra è visibile anche sul web, grazie al sito realizzato proprio dal ragazzo: carlo acutis www.miracolieucaristici.org

(Cit. dall’articolo di Francesca Fabbri, “bs il Beato Sante, Trimestrale della Provincia Picena San Giacomo della Marca dei Frati Minori Santuario Beato Sante (PU) n. 3 luglio – settembre 2014.)

PADRE PIO E CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA




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“Ho sentito dire, se memoria non m’inganna, da Padre Marciano, Frate Cappuccino, che Padre Pio dovette arrendersi, dopo ben quarant’anni d’insistente preghiera, per ottenere una grazia che non gli venne concessa… quella di morire! Se fosse stato esaudito, non sarebbe sorta “Casa Sollievo della Sofferenza”.


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Sito ufficiale Casa Sollievo della Sofferenza : www.operapadrepio.it/it/


“Anche voi – medici – siete venuti al mondo, come sono venuto io, con una missione da compiere. Badate: vi parlo di doveri in un momento in cui tutti parlano di diritti…Voi avete la missione di curare il malato; ma se al letto del malato non portate l’amore, non credo che i farmaci servano molto…L’amore non può fare a meno della parola. Voi come potrete esprimerlo se non con parole che sollevino spiritualmente il malato?...Portate Dio ai malati: varrà di più di qualsiasi altra cura”. (Padre Pio LCS, 5-V-58. P.28)



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San Giovanni XIII: “ Non cade lacrima dai nostri occhi e non c’è sospiro del nostro cuore senza una risposta di Dio”.



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“Solo il Signore sa quanto soffra una persona. Per capirci meglio, ha sperimentato il dolore. Ha preso vera carne per poter sapere per esperienza di carne quali sono le tentazioni e le prove dell’uomo”.

“Infatti non abbiamo un Sommo Sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa come noi, escluso il peccato” o consenso! (Ebr 4,15).
Ora che ha provato il dolore, sa compatire, giudicare, perdonare! “Molti saranno salvati, perché hanno molto sofferto” (S. Curato d’Ars).


Cit. “ Valore del dolore” di P Colombano Vuilleumier)



NON SI E’ MAI SOLI




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Questa notte ho fatto un sogno,
ho sognato che ho camminato sulla sabbia
accompagnato dal Signore,
e sullo schermo della notte erano proiettati
tutti i giorni della mia vita.

Ho guardato indietro e ho visto che
ad ogni giorno della mia vita, proiettati nel film
apparivano orme sulla sabbia:
una mia e una del Signore.

Così sono andato avanti, finché
tutti i miei giorni si esaurirono.

Allora mi fermai guardando indietro,
notando che in certi posti
c'era solo un'orma...
Questi posti coincidevano con i giorni
più difficili della mia vita;
i giorni di maggior angustia, di
maggiore paura e di maggior dolore...

Ho domandato allora:
-"Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me
in tutti i giorni della mia vita,
ed io ho accettato di vivere con te,
ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti
peggiori della mia vita?"

Ed il Signore rispose:
-"Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato
con te durante la camminata
e che non ti avrei lasciato solo
neppure un attimo,
e non ti ho lasciato...

i giorni in cui tu hai visto solo un'orma
sulla sabbia,
sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio".

(Anonimo brasiliano)



AGLI SCRUPOLOSI




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http://members.xoom.virgilio.it/Jacopini/a14.htm



( Qui di seguito vengono riassunti e adeguati, alcuni scritti di Fénélon, tratti da “Recueil de prières, de méditations et lectures (1871), traduzione della “ pecorella smarrita”), seguite da alcune Pillole di Sapienza, di Santi ormai noti in questo blog, sia nel tentare di strappare agli scrupolosi un sorriso ed aiutarli ad aver maggior fiducia in Dio. Propongo a questi amici quanto mi ha dato tanto conforto nel superare una tale dolorosa esperienza, per la quale sono passato anch’io; rico-noscendo poi che, almeno per quanto mi riguarda, questi scrupoli non erano altro che frutto del mio stesso orgoglio e di un errato concetto di Dio. Dio è buono, non è uno spione che ti sorveglia dall’alto per coglierti in fallo e punirti. Sa già tutto di ognuno di noi e ci perdona, pur sapendo che torneremo a peccare. ( Lo dice Gesù, che perdona sempre e ci ha insegnato a perdonare 70 volte 7, cioè sempre… e lo hanno ripetuto i Santi, fra i quali il Santo Curato d’Ars e, ancora, il nostro caro Papa Francesco, il “Nostro dolce Cristo in terra”).


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Ecco cosa vi dice Fénélon: (Tradotto e sintetizzato dalla pecorella smarrita)


Lo scrupolo è una sorta di martirio interiore che può sfociare in una specie di ossessione e di disperazione. Se sei scrupoloso, nonostante tu sia colmo di ragione e di virtù, l’unica medicina che ti occorre e’ la dolcezza. Occorre che tu possa scegliere una persona (ovviamente con un buon sacerdote obbediente al suo vescovo in unione con il Papa) con la quale poterti confidare ed affidarti, obbedendogli ciecamente senza che tu voglia avere la pretesa di voler ragionare. Cosa potrebbe fare anche il più santo ed illuminato padre spirituale per guarirti se non vuoi ascoltarlo?

Cambiare direttori spirituali equivale renderti “maestro” della direzione alla quale dovresti essere sottoposto. Una direzione variegata non costituisce più una direzione spirituale, ma una disobbedienza che non può portare che all’adulazione di te stesso.

Certi tipi di scrupoli causano all’anima un gran pregiudizio. Ogni qualvolta disobbedirai, nonostante i rimproveri del tuo direttore spirituale, persistendo nel voler sottoporti a certe pratiche per esaminarti e riesaminarti interiormente, tanto più ti turberai, ti allontanerai dall’orazione e,conseguentemente anche da Dio.

Tu che ti fai tanti scrupoli per un pensiero involontario, e quindi molto innocente, che ti confessi così spesso per cose che non meritano alcuna confessione, non dovresti invece piuttosto confessare quella serie di audaci fantasie, l’ostinata disobbedienza e le tue inaudite prelibatezze di autostima? Non ti faresti uno scrupolo per quei timori eccessivi e turbe che ti uccidono il corpo, inaridiscono la tua anima, ti corrodono interiormente e costituiscono una reale resistenza alla grazia?

Dovresti capovolgere questa tua delicatezza scrupolosa contro i tuoi stessi scrupoli.




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Ecco cosa vi dice, San Giuseppe da Copertino ( in pillole di sapienza );


“I malinconici e gli scrupolosi vogliono andare in Paradiso facendo disperare gli altri”;. (San Giuseppe da Copertino)

“Si deve pensare ai propri peccati, ma poi subito si deve considerare la grande misericordia di Dio”;

“Dio vuole la retta volontà. Quando la mente ci abbandona, a Dio non dispiace perché la volontà non acconsente. Come ad un infermo in delirio non si imputa ciò che fa e ciò che dice, così chi si sente strano, durante la giornata, non gli sarà imputato a peccato”.

“In chi lo ama Dio permette dei difetti perché ricavano molto utile, come chi camminando inciampa: sbalza due passi innanzi”;

“La candela da poco spenta si riaccende subito. Così succede al peccatore che ha sbagliato ma si pente subito”;

“Quando si spiuma un uccello è facile levargli le penne grosse, ma per le piccole occorre la fiamma del fuoco. Così succede a chi serve Dio. Ci si può liberare dai peccati gravi, ma per togliere quelli di minor conto ci vuole il fuoco dell’amor di Dio”;

“Se la fenice si rinnova e torna a volare, si deve credere che anche l’anima che ha peccato, bruciandosi al sole di giustizia che è Gesù, si rinnovi e ritorni a volare alla vita di grazia”;

“Come si fa con la gatta che sporca, Dio suol fare con alcuni suoi eletti: lì lascia cadere fintanto che, illuminati dalla grazia, conoscano quella lordura e poi, come stomacati, non vi cadano più!”




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Ecco cosa vi dice Padre Pio;


“Osserva bene: sempre che la tentazione ti dispiacerà, non vi è cosa da temere. Ma perché ti dispiace ella, se non perché non vorresti sentirla?
Queste tentazioni si importune vengono dalla malizia del demonio, ma il dispiacere e la sofferenza che ne risentiamo vengono dalla misericordia di Dio, il quale, contro la volontà del nemico nostro, ritrae dalla sua malizia la santa tribolazione, per mezzo della quale egli purifica l’oro che vuol mettere nei suoi tesori.
Dico ancora: le tue tentazioni sono del demonio e dell’inferno, ma le tue pene ed afflizioni son di Dio e del paradiso; le madri sono di Babilonia, ma le figlie sono di Gerusalemme. Disprezza le tentazioni ed abbraccia le tribolazioni.
No, no, mia figliuola, lascia soffiare il vento e non pensare che lo squillo delle foglie sia il rumore delle armi” (Epist. III, p. 632s.);


“L’essere tentato è segno che l’anima è bene accetta al Signore” (Epist. III, p. 50);.

“Comprendo che le tentazioni sembrano piuttosto macchiare che purificare lo spirito, ma sentiamo qual è il linguaggio dei santi, e a tal proposito vi basti sapere, fra tanti, quello che dice san Francesco di Salès: che le tentazioni sono come il sapone, il quale diffuso sui panni sembra imbrattarli ed in verità li purifica” (Epist. II, p. 68s.);

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“Quando l’anima geme e teme di offendere Dio, non l’offende ed è lontanissima dal far peccato” (Epist.II, p.61);

“Lo spavento è un male peggiore del male medesimo” (CE, 32);

“Nessun peccato è tale, se non è stato commesso colla volontà. Quando non c’entra la volontà, non c’entra il peccato, ma debolezza umana” (AdFP. 562);.

“Camminate con semplicità nella via del Signore e non tormentate il vostro spirito.
Bisogna che odiate i vostri difetti, ma con odio tranquillo e non già fastidioso ed inquieto” (Epist. III, p.579);


“Quando non riesci a camminare a gran passi per la via che a Dio conduce, contentati dei piccoli passi ed aspetta pazientemente che abbi gambe per correre, o meglio ali per volare. Contentati, mia buona figliuola, di essere per ora una piccola ape di nido che ben presto diventerà una grand’ape abile a fabbricare il miele” (Epist. III, p. 432);.

“Non ti dar troppo fastidio di guarire il tuo cuore, giacché la tua pena lo renderebbe più infermo. Non ti sforzare troppo a vincere le tue tentazioni, giacché questa violenza le fortificherebbe di più. Disprezzale, e non ti ci fissare” (Epist. III, p. 503);

“Né ti devi confondere a saper conoscere se hai consentito o no. Il tuo studio e la tua vigilanza siano rivolti alla rettitudine d’intenzioni che devi tenere nell’opera e nel combattere sempre valorosamente e generosamente le arti maligne del cattivo spirito” (Epist. III, p.622);

“Lo spirito di Dio è spirito di pace, ed anche nelle mancanze più gravi ci fa sentire un dolore tranquillo, umile, confidente, e ciò dipende appunto dalla sua misericordia.
Lo spirito del demonio, invece, eccita, esaspera e ci fa provare, nello stesso dolore, quasi l’ira contro noi stessi, mentre invece la prima carità la dobbiamo appunto usare verso di noi.
Quindi se alcuni pensieri ti agitano, pensa che questa agitazione non viene mai da Dio, che ti dona la tranquillità, essendo spirito di pace, ma dal diavolo” (AdFP, 549);


“Il dovere prima di ogni altra cosa, anche santa” (CE, 60);



“Ecco cosa vi dice San Francesco”;


IL GIOVANE FRATE CHE DESIDERAVA ESSERE PERFETTO



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Un giovane frate, che desiderava diventare un perfetto discepolo del suo maestro, un giorno domandò al beato Francesco: “ Di tutti i mille frati che sono entrati nella nostra comunità, dimmi qual è il più perfetto, in modo che lo possa imitare”.
Con il sorriso sul volto e con l’amore nel cuore, il beato padre Francesco gli rispose: “Bernardo è il frate più perfetto, a motivo della sua fede e del suo amore e per la povertà. Ma anche frate Leone è un discepolo perfetto – aggiunse dopo un momento di riflessione-, a causa della sua semplcità e purezza. E poi c’è frate Angelo, il primo cavaliere entrato nell’Ordine: anche lui è perfetto per la sua cortesia e la sua gentilezza. L’aspetto attraente e il buon senso naturale di Masseo sono segni egualmente di alta perfezione. La pazienza e l’allegria di frate Ginepro lo rendono parimenti un discepolo perfetto. Ma è perfetto anche il coraggio fisico e spirituale di fra Giovanni, che al suo tempo era stato fisicamente l’uomo più forte di tutti”. “Ma allora – protestò il giovane frate- ci sono troppi frati perfetti. Non c’è nessuno che possiede tutte queste virtù insieme, cosicché lo possa veramente imitare?”. Frate Francesco disse semplicemente: “No. Nessun frate possiede tutti i doni e tute le virtù. Siamo una comunità, un piccolo gruppo. Non dobbiamo essere né invidiosi dei doni dell’altro, né orgogliosi per i nostri doni. Siamo stati creati diversi, in modo da irradiare l’unità di Dio”.


Cit. Adattamento di Spec, n. 85. Tratto dalla Corona francescana, Cit Pregate sempre, con la Vergine mria, san Francesco d’Assisi e sant’Antonio di Padova, Ed. Messaggero di sant’Antonio


“Ecco cosa vi dice Gesù”;

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AMAMI COME SEI ( di Mons. Lebrun)




“Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo; so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: Dammi il tuo cuore, amami come sei…

Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all’amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi.

Amami come sei.

In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell’aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami…come sei…
Voglio l’amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai.

Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore? Non sono io l’Onnipotente? E se mi piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore?

Figlio, mio, lascia che ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti, ma per ora ti amo come sei… e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l’amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l’amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: Gesù ti amo.
Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola m’importa, di vederti lavorare con amore.

Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo.

Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai…perché ti ho creato soltanto per l’amore.

Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allargare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, moriresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia.

Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia…

Non ti preoccupare di non possedere virtù; ti darò le mie.
Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare…

Ma ricordati… amami come sei…

Ti ho dato mia Madre: fa passare tutto dal suo Cuore così puro.

Qualunque cosa accade, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai…Va…”






LA VISIONE DI FRATE LEONE




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Parve a Frate Leone, compagno di San Francesco d'Assisi, di trovarsi in una pianura nella quale v'erano molti angeli, che davano fiato alle trombe, ed una moltitudine di gente.
Due scale congiungevano la terra col cielo: l'una era rossa e l'altra bianca.
Alla sommità della scala rossa era Gesù Cristo, in atteggiamento severo, e poco dopo più giù c'era San Francesco, che invitava i suoi frati a salire.
Costoro però dopo soli pochi scalini cadevano a terra, senza riuscire a proseguire.
Allora il Santo disse ai frati di salire per l'altra scala, la bianca, in cima alla quale era comparsa Maria Santissima, raggiante di luce.
I religiosi cominciarono la salita e vi riuscirono pienamente, perché aiutati dalla stessa Madonna, che li introdusse in paradiso.
"Maria SS. è veramente la mistica scala per la quale è disceso il Figlio di Dio sulla terra e per cui salgono gli uomini al cielo"
(S. Agostino)



A CHI SI RITIENE INDEGNO DI AVVICINARSI A DIO E… AI CARCERATI



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“Anche ammesso tu avessi commesso tutti i peccati di questo mondo, Gesù ti ripete: ti sono rimessi molti peccati perché molto hai amato” (CE, 16).


Jacques Fesch




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la drammatica storia di un giovane moderno




(modificata da quella ricavata dalla fonte cliccabile, e che andrebbe
approfondita, nel rispetto di quanto realmente accaduto.)




Chi è Jacques Fesch? E' un giovane moderno, che a 24 anni commette un terribile delitto, ( pur discutibile, senza voler minimizzarne la gravità, a seconda delle versioni – la pecorella smarrita -), epilogo di una vita vuota e senza ideali, piena di egoismo e di capricci.
Ecco una veloce cronaca del delitto. Il 24 febbraio 1954 Jacques entra al mattino nel negozio di un cambiavalute e ordina un quantitativo d'oro. L'uomo si fida perché sa che alle spalle del giovane c'è un padre facoltoso che può pagare
( George Fesch, direttore di banca e pianista belga, discendente, si dice, della stessa famiglia del Cardinale Joseph Fesch, zio materno di Napoleone Bonaparte – com’è piccolo il mondo! ,” la pecorella smarrita”-).


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Nel pomeriggio dello stesso giorno Jacques torna per prelevare l'oro e approfittando di un momento di disattenzione del cambiavalute lo colpisce alla testa con il calcio della pistola del padre. Il cambiavalute reagisce urlando. Jacques fugge, ma viene inseguito da un poliziotto che spara un colpo (di avvertimento?, per aria?).
Jacques, affetto da forte miopia, perde gli occhiali, estrae dalla tasca del suo impermeabile la pistola ed istintivamente spara, colpendo al cuore il poliziotto che lo insegue Jean Baptiste Vergne (anche il povero poliziotto va ricordato).
Pochi minuti dopo viene catturato nella metropolitana da altri agenti. Il processo si svolge in un clima particolare. Jacques Fesch viene difeso dall’avvocato Paul Baudet .La giuria , condizionata dal clamore di quanto riportato dai giornali, si pronuncia a favore della sua condanna a morte. Il suo avvocato, Paul Baudet, dice e chiede::
“Jacques Fesch è un essere che il caso ha colto da una tragica azione. Ha agito in preda al panico, ha sparato nel panico durante l’inseguimento. Davvero deve essere condotto a morte? La morte che gli auspicate , può davvero essere ritenuta proporzionata a quella che gli si dà?
E dice:
“Ieri, quando lo inseguivano; la morte nel tumulto dell’irragionevolezza. Domani, al patibolo; la morte ragionata e fredda”.
“ Ieri, il fallimento della volontà ingannata dall'istinto animale; domani, la fredda determinazione della vostra volontà, a condurlo alla ghigliottina. "



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Perché questo delitto assurdo? Jacques, stanco del suo ambiente circostante,vuole “evadere” e comprarsi una barca a vela per raggiungere nuovi orizzonti ( Questo sogno ricorda il mio, di alcuni anni fa… un’isola mai raggiunta – la pecorella smarrita-). Non avendo soldi, compie la rapina, per realizzare il suo sogno.

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Che cosa accade in carcere? Viene raggiunto dal cappellano, Padre Devoyod, ma egli lo rifiuta dicendo: "Io non ho la fede e non ho bisogno di lei!". Passano i giorni, chiuso tra quattro pareti, solo con la sua disperazione.

( Jacques Fesch, se memoria non m’inganna,si convertì leggendo la “Storia di un’anima” di Santa Teresina,.Come non pensare ch’egli, ormai considerato un rifiuto dalla società, non si sia sentito toccare il cuore, apprendendo che Santa Teresina pregasse anche per i criminali, tanto che ottenne la grazia della conversione di un condannato a morte, il quale,infatti, salendo al patibolo baciò il crocifisso, salvandosi dalla perdizione eterna?


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Comunque sia, ecco l’importanza di mettere in pratica le Opere di Misericordia insegnate da Gesù e che Santa Madre Chiesa ci incita a praticarle. I Santi ci portano a Maria, Maria a Gesù. – la pecorella smarrita - ).


Ma una notte: "Era una sera, nella mia cella... Nonostante tutte le catastrofi che da alcuni mesi si erano abbattute sulla mia testa, io restavo ateo. Ora quella sera, ero a letto con gli occhi aperti e soffrivo realmente per la prima volta nella mia vita per le conseguenze del mio delitto; ed è allora che un grido mi scaturì dal petto, un appello di soccorso: "Mio Dio, Mio Dio aiutami!". E istantaneamente, come un vento violento, che passa senza che si sappia dove viene, lo Spirito del Signore mi prese alla gola! Ho creduto e non capivo più come avessi fatto prima a non credere. La grazia mi ha visitato e una grande gioia s'è impossessata di me e soprattutto una grande pace". Quella notte Jacques udì una voce che gli diceva: "Tu ricevi le grazie della tua morte!". Una frase per lui incomprensibile, il cui senso capirà più tardi.


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Inizia una nuova vita in Cristo. Il cambiamento di questo giovane è qualche cosa di straordinario: è una testimonianza di quanto Dio può operare. "Ora veramente ho la certezza di cominciare a vivere per la prima volta. Ho la pace e ho dato un senso alla mia vita, mentre prima non ero che un uomo morto!". Jacques organizza la vita in prigione come la vita in un monastero: si dà un orario per la preghiera, legge libri religiosi e la Bibbia, scrive lettere per dare conforto ai suoi famigliari, che stanno vivendo una grossa crisi, vuole soprattutto poter vivere per riparare il male fatto.

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Arriva il giorno del processo: il 3 aprile 1957 si apre il processo che si conclude con la sua condanna a morte. In quel momento capisce la frase: "Tu ricevi le grazie della tua morte!". Jacques dopo un iniziale smarrimento vive la sentenza e la condanna come una vocazione ad amare fino in fondo la croce di Gesù. Egli desidera prepararsi spiritualmente alla sua morte e desidera salutare da vero cristiano tutti coloro che lo hanno amato e coloro a cui ha fatto del male. Scrive alla moglie P. e alla sua piccola figlia V. di 6 anni,( risulterebbe che Jacques ebbe un altro figlio, da una relazione extraconiugale, chiamato Gérard T., poi D., ora Fesch.-,alcuni nomi o cognomi sono volutamente omessi , la pecorella smarrita -), si mette in contatto, tramite il suo avvocato, Paul Baudet, anche con la famiglia del poliziotto che ha ucciso per chiedere il perdono. Nonostante il grande cambiamento di vita che stupisce lo stesso presidente della Repubblica, René Coty, a cui era stata inoltrata la domanda di grazia, la sentenza viene confermata per il 30 settembre.


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Le ultime ore: l'attesa dell'incontro con Gesù. "Ancora soltanto qualche ora di lotta, prima di conoscere Colui che è l'Amore. Oggi sarò in cielo. Cara mamma, innanzi tutto ti devo dire un grosso grazie per tutto l'amore di cui mi hai circondato in questi ultimi mesi... Tu sai che Gesù ha detto nel suo vangelo: Ero carcerato e siete venuti a visitarmi. Con queste righe io ti affido la mia bambina e mia moglie. Proteggile assiduamente. Amale in Dio e sii certa che di lassù io vi proteggerò e veglierò su di voi...". Alle 5,30 del mattino del 30 settembre le guardie carcerarie che sono venute a prenderlo per l'esecuzione capitale, lo trovano in ginocchio e in preghiera accanto al letto rifatto. Si confessa e riceve l'Eucarestia. Abbraccia il crocefisso e si avvia verso la ghigliottina... Le ultime sue parole: "Signore non abbandonarmi, io confido in te!".



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www.qumran2.net/ritagli/index.php?ritaglio=104

segue..........

Edited by lapecorellasmarrita - 15/4/2015, 20:31

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A5-VEDIAMO AL ROVESCIO- LA SOFFERENZA
 
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lapecorellasmarrita
view post Posted on 6/11/2014, 02:48




ANDRE’ LEVET E IL CURATO PAUL LAIZE’


L A VERA STORIA SCONVOLGENTE DI UN BANDITO INDOMABILE E DI UN CURATO STRORDINARIO



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E’ la storia di un vecchio bandito nato nel 1932, in una famiglia atea. La seconda guerra mondiale colpisce la Francia, perde sua madre quando il padre è deportato ad Auschwitz. A 13 anni scappa di casa… inizia il suo inferno. Tenterà di evadere 3 volte, e per tre volte sarà ripreso. La quarta volta evade, questa volta con…Gesù, che non conosceva, e nessuno l’ha più fermato!

André Levet tenterà poi, a sua volta, di “liberare” Gesù, dal quel “blocco di marmo d’’ateismo”.

André dovrebbe avere 82 anni, non so se sia ancora vivo. Se lo fosse, e sapessi dove si trova, correrei subito da lui, da “ex flic” come si dice in Francia, (ex poliziotto)…per abbracciarlo!
Il Signore sa perché!

La storia di questo vecchio bandito, qui sotto riportata, da me tradotta, dal francese all’italiano, riporta quanto André narra, quasi parola per parola, in una delle sue conferenze. Per questo motivo il testo potrà risultare sgrammaticato. Ma a un testo perfetto, preferisco un testo sgrammaticato ma più fedele, nonostante alcune parole o espressioni siano intraducibili (come tradurreste ad esempio “vachement chouette? ossia: “vaccamente civetta ”; per dire “superbello” o supersimpatico”?), cosi i tempi e il suo linguaggio colorito. Tuttavia questa è la sconvolgente testimonianza di André Levet , illustrata sia con fotografie che con immagini ( reali, create o modificate da “Mom” ) dei luoghi dove si svolse l’avventura di questi due uomini: uno gangster, l’altro Prete.


Per chi comprende il francese, invito tutti a visionarlo cliccando qui:
Video


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Il buon Curato Paul Laizé, che non abbandonò mai questo bandito, è tornato alla Casa del Padre il 10 luglio 1988. Dietro la sua abitazione, 12 bis rue de Solferino a Laval (Francia), aveva costruito una capanna, dove accoglieva gli emarginati e sbandati e distribuiva vestiario.

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Il suo impegno, sarà poi continuato dal noto Abbé Pierre. http://patrimoine53fougerolles.e-monsite.c...pere-laize.html

(La pecorella smarrita)




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(…) “Sto per darvi una testimonianza che vi mostrerà forte e fedele la sbalorditiva libertà di Dio.

Sono nato in una famiglia atea, non ho mai sentito parlare di Dio, come regalo di compleanno ho avuto la guerra , il mio focolare frantumato come colpito da un obice, poi, abbandonato a me stesso, all’età di sette anni mi sono ritrovato nei Pirenei dove ho ricevuto più calci nel culo che carezze.

Al termine della guerra, quando mio padre ritornò dai campi di concentramento, egli volle tentare di rifarsi una famiglia, ma io non riuscendo ad accettare che un’altra donna prendesse il posto della mia mamma, sono fuggito nei dintorni di Marsiglia, a scaricare dei camion sulla banchina del porto ” de la Joliette”.



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La polizia mi arrestò, per riaffidarmi ai miei parenti ma, in questa attesa, venni “benevolmente” sistemato nel carcere minorile “Les Beaumettes” di Marsiglia.

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Ebbene posso dire che venni sistemato in una buona scuola; alla scuola del vizio!

Così quando venni riaffidato ai miei parenti, scappai di casa, ma non più per andare a lavorare sulla banchina del porto “de la Joliette”, ma per mettere in pratica ciò che appresi in quel carcere minorile, iniziando così una vita da piccolo delinquente.

All’età di 15 anni mi ritrovai già condannato al carcere, sino al raggiungimento della maggiore età di 21 anni… per avere compiuto la mia prima rapina a mano armata.


Per poter uscire da queste case di correzione, all’età di 18 anni , scelsi l’unica alternativa proposta all’epoca; arruolarmi nell’esercito, per la guerra d’Indocina e di Corea. Là rimasi ferito e rimpatriato in Francia. L’esercito, riconoscendomi soltanto una misera pensione, mi rinviò sui marciapiedi.

Con alcuni amici iniziai a mettere in pratica ciò che appresi, dando inizio ad una carriera da gran delinquente, assaltando banche, casse di risparmio e quant’altro…


Salterei questa parte della mia vita per portarvi nei pressi di Laval, dove, com’ero solito fare, con i miei amici, intendevo compiere un ”affare” ( s’intenda affare per rapina- nota staff-).Camminando con i miei amici, intravidi, sul marciapiede opposto, un uomo vestito stranamente , con una lunga veste nera. Chiesi ai miei compagni “ ma che è? cos’è questo pelandrone? È un uomo o una donna? Il mio amico mi disse: “ va a chiederglielo… penso sia un prete.”

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Attraversai la strada e andando verso quell’uomo ( in una intervista dirà una specie di corvo che intendeva bastonare) gli chiesi, in questi termini: “ Chi sei tu? Un uomo o una donna?” ?”. Lui guardandomi dritto negli occhi, avendo intuito la mia cattiva intenzione, rispose: “Sono un servo di Dio… e non ho che un Padrone… è Dio!”.

Vorrei precisare che questo buon Curato Paul Laizé è ancora vivo ed ha 87 anni. Lo vedo spesso, risiede ancora a Laval ed è sempre attivo. Poi mi diede il suo indirizzo, che all’epoca era via Solferino nr 12 bis, dicendomi: ”se un giorno tu dovessi aver un po’ di tempo, vieni a trovarmi” (ciò che André fece.. fra una rapina e l’altra).

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Andai a trovarlo e tra lui e me nacque una lunga amicizia, durante la quale volle parlarmi un po’ del suo Dio, ma gli risposi sempre: “ Io a un Dio che non si vede non ci si posso credere; le banche che rapino almeno le vedo, a queste almeno io credo!”.

Mi diede dei buoni consigli, che non misi in pratica, così qualche anno dopo fui arrestato. D’un tratto tutto ciò che aveva ben funzionato ed era andato liscio come l’olio saltò per aria e mi ritrovai agli arresti.


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Devo precisare che in carcere non ci sono rimasi molto, perché avendo molti amici all’esterno, riuscì ad evadere una prima volta. Munito di documenti falsi; passaporti falsi; visti falsi; raggiunsi degli amici in America del Sud, dove misi in piedi un traffico di droga. Tornando nei paesi d’Europa, spinto dal desiderio di ritrovare alcuni amici, tornai in Francia, dove fui arrestato.

Evasi ancora dal carcere, per tre volte. A quel punto , nell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero, si disse:
“Occorre neutralizzare questa belva!” Effettivamente ebbi a comparire davanti una corte d’assise dove mi condannarono a 15 anni di reclusione criminale. Aggiungerei che sono stato portato innanzi a tutti i tribunali, tanti erano i crimini da me compiuti, tanto che il “fatturato” si elevava a 120 anni di carcere. Fortuna volle che, la condanna principale, consistendo in una pena di reclusione infamante, vennero confuse le altre condanne di correzione , tanto che mi spetterebbero ancora altri 21 anni da scontare.


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Destinato nelle centrali (carcerarie) più dure, tentai ancora di evadere scavando una galleria, nonostante Clairvaux fosse reputata per correggere i più duri e i cattivi. C’era infatti una scritta sul muro, rivolta a chi vi entrava, che il direttore faceva leggere o leggeva ai detenuti che non sapevano leggere: ” Qui entri come un leone, né uscirai come un agnello” ”. Ebbene dopo poco tempo, il direttore si ritrovò costretto a chiedere il mio trasferimento altrove lamentando: “ho un lupo nel mio ovile!”

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Arrivato a Chateau Thiery, centrale che accoglie i detenuti come me, tendenti ad evadere, il direttore, signor S. - cito il suo nome avendolo visto lo scorso mese di maggio, tornando da Chateau Thierry , dove tenni una conferenza, avendomi egli permesso di citare il suo nome , ebbene… questo direttore quando mi accolse e benevolmente mi disse: “Qui o cammini o crepi!” , per tutta risposta gli scaraventai la scrivania sulla testa. Abbiamo avuto modo di rievocare quest’episodio.… se lo ricorda ancora…anch’io!


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Rimasi In quella cella per lunghi mesi… lunghi anni... ma c’èra qualcuno che mi seguiva in questo percorso di vita… èra il mio buon Curato.

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Mi scriveva una lettera al mese. Non mi parlava molto di Dio, solo una parola ad ogni lettera… o tutt’ al più due:

“ André, pensa a Dio!” , e mi lasciava con questo punto interrogativo;

in un'altra lettera mi disse: “ André, Dio è nella tua cella!” e, in un’altra: “Dio esiste!”.

Così , ogni mese, diceva qualcosa fino ad affermare: “Dio è buono!”;

allora a questo punto balzai dicendogli : “ ah, qui… se Dio è buono , come può accadere ch’io possa assaltare le banche? Come si spiega che ci sono genti che si fanno guerra? e come si spiega che della gente muoia di fame? Questo buon Curato cosa fece? mi rispose, sempre benevolmente: “ Sei tu André il responsabile di tutto ciò!”.

Gli risposi , beh andiamo bene! io rapino banche e sarei responsabile di tutto questo?

Effettivamente, aveva ben ragione il mio buon Curato, ero ben responsabile di tutto questo male, ma non soltanto Levet André, ma tutti gli uomini del mondo intero sono responsabili di tutto ciò, perché è vero che Dio è buono e, nella Sua infinita Bontà, ci ha dato un comandamento: “Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”.

E si !... nel nome di amatevi gli uni gli altri, ci facciamo la guerra; nel nome di amatevi gli uni gli altri, affamiamo dei popoli, nonostante Dio ci chieda di amarci.

A questo buon Curato ebbi a lamentare: giro in tondo dentro questa cella e non ho che tre libri da leggere, mi rispose:
“ti invierò un grosso “libro” ( bouquin : che si potrebbe tradurre come vecchio libro un libro qualsiasi, non impegnativo – lo staff - ) Questo “libro”, mi scrisse, potrai leggerlo ogni giorno durante la tua detenzione, potrai leggerlo anche quando sarai libero e potrai leggerlo anche quando sarai morto”. ”. Allora a questo punto mi dissi: questo Curato è proprio fuori di testa! Cosa potrei mai leggere da morto?

Questo “libro” arrivò, erano quattro grossi Vangeli rilegati, il sorvegliante che me lo consegnò, non senza precauzioni, essendo io così cattivo dal far diffidare ogni gesto, disse: “Leggilo questo “libro” potrebbe accattivarti”. Infatti quel “libro” era passato alla censura.

Il mio Curato mi chiese :
” l’hai aperto quel libro?”, risposi “ No, non l’ho ancora aperto”.
Questo perché, a dir vero, quando mi consegnarono quel “libro” e nel chiedere di cosa parlasse, e mi risposero di Dio, esclamai: ” adesso il buon Curato mi scaraventa il suo Dio nella mia cella!”.

Ma lui aggiunse:
“questo “libro” potrai leggerlo, ma anche aprirlo in qualunque parte, come ti pare!” . Allora mi dissi, beh… un libro che non si debba leggere iniziando dalla prima pagina sino all’ultima mi pare strano!


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E un giorno, l’ho aperto quel “grosso libro”. Ciò che ora dico in poco tempo durò degli anni, dieci anni, ( i dieci anni lo aprirà soltanto 9 volte – nota staff) e aprendolo per la prima volta capitai su un bel passaggio: Le nozze di Cana: E’ un gran banchetto, direi che hanno talmente bevuto, pur avendo anche mangiato, ma anche bevuto troppo… così non hanno più vino!... e là c’è una donna, Maria, che si rivolge a Gesù dicendogli “sai non hanno più vino!”. Gesù dirà anche “lasciami tranquillo, il mio tempo non è ancora venuto” e questa mamma confidente si rivolgerà ai servitori e alla gente che c’è, dicendo loro, “fate tutto quello che vi dirà”.

Effettivamente, Gesù si farà portare le giare di pietra di quell’epoca, le farà riempire d’acqua e dirà portate questo ai maestri di casa.” E quando il maestro di casa assaggerà quest’acqua (flotte) urlerà a se stesso “come può accadere che serviate questo vino… il migliore, per ultimo?”. Allora mi dissi,“allora con questa ci siamo!, il mio Curato ha ragione , questo “libro”, è davvero simpatico! ( vachement chouette! )… dell’acqua!… del vino!...


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Questo può farvi sorridere!... ma vi assicuro che io all’epoca non sorridevo affatto e, in tutta sincerità, vi dirò che mi voltai verso il mio piccolo rubinetto e aprendolo gli dissi ( a Gesù – aggiunta staff-) : ” amico (mec) fa colare del vino!”; ma non ne uscì che acqua. Quando l’ho raccontai al mio Curato, mi disse: “Leggi male André, non è esattamente così!”.


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Tornai ad aprirlo ancora questo “libro” e capitai sulla Samaritana. Toh, ancora una storia d’acqua!... ma questa volta si trattava d’acqua di vita, mentre per me era della “gnolle” (senza valore)… poi sarà Gesù che cammina sulle acque, toh… tanto di cappello!... cammina sull’acqua! ;

poi riaprendolo, questo “libro”, capitai su come Gesù guarisca degli ammalati…dissi al mio Curato: è medico il tuo Gesù…

più in là…i paralitici camminano, i ciechi vedono!... Ma è chirurgo il tuo Gesù!

e in seguito capiterò sul passaggio di Lazzaro…toh!... fa risuscitare i morti questo Gesù! diranno anche che “fa già odore” e Gesù dirà :“se tu credi vedrai la gloria di Dio”.

Ciò che mi colpì all’epoca fu che, nel medesimo istante in cui stava per risuscitare il suo amico Lazzaro, ebbene, questo Gesù si mise a piangere. E urlerà, a gran voce “Lazzaro esci! E questo Lazzaro, che era morto, da morto che era, tornò vivo!

Questo “libro” l’aprii un’ultima volta, prima del mio grande incontro, quando capitai su questa storia molto lunga e molto triste. Mi posi delle domande e ne feci tante al mio buon Curato.


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Questo Gesù, ebbene, lo hanno arrestato; questo Gesù lo picchieranno; lo si colpirà; gli sputeranno addosso e diventerà solo piaghe, bernoccoli e sangue. E che faranno a Gesù, lo metteranno in parallelo con un bandito, per sapere quale dei due debba essere liberato o condannato a morte. E questa folla urlante domanderà la liberazione del bandito e chiederà la condanna a morte di questo Gesù, per tutto il bene che aveva fatto, nonostante, per quanto io ricordassi, ad ogni passaggio letto, aprendo questo grosso “libro”, non vi trovavo che cose belle… non parlava altro che di amore… che di fratellanza.

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Ebbene per tutto questo te lo hanno inchiodato su una croce. E, vicino a lui, su altre due croci, ci sono due banditi, della mia specie, uno di questi banditi lo insulterà, l’altro lo riprenderà : “non temi la collera di Dio, per noi è giustizia, ma lui non ha fatto nulla di male. Al che mi son detto, ma si!... è giusto, anch’io sono qui in prigione, è normale che ci sia, perché ho commesso dei fatti contrari alla legge degli uomini!… ma questo Gesù, lui non ha fatto alcun male.

Allora scrissi al mio Curato dicendogli:
non posso credere a questa storia, perché non è possibile che si possa fare così tanto male a qualcuno che ha fatto così tanto bene. A questo Gesù, io non gliene voglio, al contrario l’amo per tutto il bene che ha fatto, ma odio tutti quelli che gli hanno fatto del male!

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Il mio Curato disse: “André, aprilo ancora questo “libro”, perché non sei lontano dalla verità!” Ma dovette attendere ancora molto.

Un giorno mentre stavo qua in questa cella, girando intorno, senza aver più alcuna possibilità di poter evadere, mi ricordai di questo “libro” e, rivolgendomi in questi termini a questo “libro” dissi: “se esisti davvero, se tu fai tutte queste cose che sono scritte qua, in questo “libro”, ebbene… vieni a trovarmi, ti do appuntamento! Vieni alle due del mattino, saremo tranquilli, potremo parlare e… se sei cosi robusto, mostramelo! Ti chiedo soltanto una cosa:… fa saltare queste sbarre affinché possa svignarmela!


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(la cella riportata, si riferisce ad una cella del carcere di Clairvaux )


Questo Gesù che volevo come complice per evadere… ebbene, questo Gesù risponderà e fuggirò effettivamente con lui, pur rimanendo fra queste quattro mura. Ecco come;

Quel 11 giugno, nella notte, tra l’11 e il 12 giugno, mi addormentai, come mia abitudine, di fronte a quelle inferiate, perché, prima di addormentarmi, fissavo sempre quelle sbarre, nella speranza di


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vederle saltare per aria. Così mi addormentai di un sonno profondo, senza che nemmeno ricordassi cosa avessi chiesto o detto al mattino. In quella notte, mi sentì scuotere, andai a cercare, qual buon cercatore, l’intruso penetrato nella mia cella, pronto a balzargli addosso e picchiarlo ma…non c’èra nessuno.

E’ in quel momento che sento queste parole risuonare in me, talmente forti alle mie orecchie, come se mi trovassi in un tunnel, che dissero:
” Sono le due André, abbiamo appuntamento!”.

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Allora balzai verso la porta della cella e , rivolgendomi al sorvegliante che arrivava, urlai:
- “ Cosa vieni a parlarmi in piena notte? Cosa vieni a disturbarmi?” Il sorvegliante dirà,
- “ non ti ho detto nulla!”, chiesi:
- “ma che ore sono?”:
-“Sono le due!”
– “ Le due come?”
- “ Le due esatte!”

Allora rigirando in questa cella, sia perché non avevo nemmeno il tempo di riflettere molto, sia perché queste parole ritornavano ancora più forti interiormente, rimbombando nelle mie orecchie come in un tunnel udii: ”Sono il tuo Dio, il Dio di tutti gli uomini”.

Allora brandendo ancora il pugno dissi: “ ma come può essere che tu possa parlarmi nelle orecchie, mentre io non ti vedo, non ti ho mai visto, non ti conosco, ma chi sei?... lasciami tranquillo!... vattene o mostrati!”


Ed è cosi che verso quelle inferiate che tanto desideravo vederle saltare per aria , per ottenere una libertà, ci fu una bella luce, le parole sono troppo povere per poterla descrivere; non c’era più soffitto, non c’erano più muri; era un cielo in una cella!


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E là, in questa luce c’è un uomo!..un uomo che non conosco..che non ho mai visto; allora mi mostrerà soltanto, delle mani perforate, dei piedi perforati, un costato perforato, e allora sentirò le sue parole, che saranno molto forti… la in questa cella: “Questo è anche per te!”

segue.....

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Ebbene è soltanto in quel momento che le scaglie dei miei occhi, pesanti da 37 anni di peccati cadono finalmente , e che potrò veder chiaro; e poi comprenderò in un lampo, che sono peccatore e che lui è Salvatore; e per la prima volta della vita tornerò indietro e inizierò a riflettere per la prima volta in vita mia;

cadrò in ginocchio e piangerò, per la prima volta nella mia vita… qualcuno voleva amarmi!… e là, in ginocchio dalle 2 del mattino fino all’apertura delle cella alle 7, per 5 ore di fila in ginocchio, mi toccherà fare tutto il percorso della mia vita all’inverso, di tutto il male compiuto affinché questo esca da me, come da un ascesso troppo maturo; tutti quei fardelli, tutte quelle rapine tutte quelle banche,tutto quel male, quell’odio, quei pugni tesi ebbene a far questo è stato questo Gesù, per la sua Grande Misericordia e il suo Grande Amore…, era venuto là in questa cella per liberarmene, io che non ero che fango e merda. E là in ginocchio, chiedendo perdono, mi sono posto davanti a lui come un piccolo scolaro vergognoso che non sapeva la sua lezione e allora ho capito!


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Ho capito le piaghe delle sue mani, ho capito le piaghe dei suoi piedi, ho capito la piaga del costato: per 37 anni ero stato il chiodo delle sue mani, per 37 anni ero stato il chiodo dei suoi piedi, per 37 anni ogni giorno della mia vita avevo preso quella lancia per trafiggerlo.

E là davanti a Lui, a testa bassa ho chiesto perdono.

I sorveglianti nelle corsie, il signor direttore lo sa , diranno ecco fa finta,vuole ancora evadere !

Ebbene avevano ragione ero proprio evaso, avevo proprio fatto la mia ultima evasione, la mia ultima “scavalcata” (cavale) con Gesù Cristo e questa evasione, questa “scavalcata”, ebbene è la più bella che mi sia mai riuscita, perché questa evasione, nessuno non potrà impedirla, nessuno potrà fermarla, è un evasione con Dio. Gesù Cristo e Maria per l’eternità.


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Quando sei anni dopo sono uscito di prigione, perché rimasi ancora 6 anni in quella cella, vi rimasi affinché questo divino artista… questo Dio, potesse “uscire” da questo blocco di marmo… da questo blocco d’ ateismo, con l’aiuto di questo piccolo, piccolo testimone che tentai di diventare.

Uscito dal carcere, avrei voluto essere prete, ma non lo sono stato! Ma coloro che mi hanno detto che il Signore non mi aspettava dopo tanti anni dall’uscita delle mura di un Seminario, avevano ragione; perché mi aspettava verso il più povero, il più emarginato, il più piccolo; perché io ero della strada, ero del Cristo Povero.

Così, sono tornato nella strada per incontrare il piccolo, la prostituta – questa donna male amata -, il drogato e poi sono entrato nelle scuole, perche le scuole sono molto importanti, dalla scuola sfocerà la nuova società, gli Apostoli di domani, gli Apostoli dell’anno duemila e siete voi!, si voi!... che farete questa società, questi Apostoli dell’anno duemila. Li farete voi!... si voi!, e farete meglio di quanto hanno fatto gli anziani… perché, quando mi volto e guardo dietro di me, non vado fiero di ciò che ho fatto, ma non sono nemmeno fiero di quanto ci hanno trasmesso i nostri anziani. Quindi, sono sicuro che voi lo farete con maggiore condivisione, più amore, più comprensione e giustizia.



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Da 5 anni sono rientrato nelle prigioni per rivedere i miei fratelli detenuti per formare una catena di amicizia fra quelli che sono dentro con quelli che sono fuori. Ho stabilito delle corrispondenze e posso dire che, nel secondo libro che uscirà nel mese di maggio, comprenderete tutto il lavoro che faccio con Gesù Cristo Dio e Maria.

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1 replies since 6/11/2014, 00:50   3,094 views
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