la lanterna

MINI CATECHISMO ILLUSTRATO, LA SPERANZA

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lapecorellasmarrita
view post Posted on 24/2/2015, 20:27




MINI CATECHISMO ILLUSTRATO , CON PILLOLE DI SAPIENZA
( Rif. dal Catechismo di S. Pio X°)




II

LA SPERANZA





Per la speranza noi desideriamo e aspettiamo da Dio, con ferma fiducia, la vita eterna e le grazie per meritarla (CCC 1843)

“Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi (1 Pt 3,



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Ad Ostia, sulla riva del mare, in un famoso colloquio, Agostino e Monica “ dimentichi del passato e volti all’avvenire, si domandavano cosa sarebbe stata mai la vita eterna” (Giovanni Paolo I)


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"Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all'infinito di Dio. Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, faccia a faccia, così come Egli è (1Cor 13,12). E si attuerà quella parola che la Sapienza dice al capitolo 3: Dio ha creato l'uomo immortale, per l'immortalità, secondo la sua natura l'ha creato. Dentro di noi, quindi, c'è già l'immortalità, per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio. La morte è il momento dell'abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura."


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“Chi sta a terra vede piccola la croce del campanile, chi sta in alto vede le cose molto piccole a terra. Così l’uomo terreno non intende le cose del cielo. Chi sta in Paradiso conosce di quanto poco valore erano le cose a basso sulla terra”.

(San Giuseppe da Copertino)



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Giovanni Paolo I (Papa Luciani)

Udienza Generale del mercoledì 20 settembre 1978


LA SPERANZA




La Seconda lampada di santificazione per papa Giovanni era la speranza. Virtù obbligatoria per ogni cristiano. Dante Alighieri ha immaginato nel suo Paradiso di sottomettersi ad un esame di cristianesimo. Funzionava una commissione coi fiocchi. « Hai la fede? » gli ha chiesto prima san Pietro, « Hai la speranza? » ha continuato S. Giacomo. « Hai la carità? » ha finito S. Giovanni. « Sìì! – ha detto - ho la fede, ho la speranza, ho la carità ». Ha dimostrato ed è stato promosso a pieni voti . Virtù dunque necessaria anche la speranza, obbligatoria: non per questo antipatica anzi, chi ha la speranza viaggia nel mondo in un clima di fiducia di abbandono a Dio è come quando si leggono i Salmi.


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Signore si dice con il salmista Tu sei la mia fortezza, la mia roccia, il mio aiuto, la mia lampada, il mio salvatore, il mio Pastore, la mia salvezza; anche se un intero esercito fosse accampato contro di me ma non temerà il mio cuore e se sorge contro di me la battaglia non verrà meno la mia fiducia. Dirà qualcuno… ma non è eccessivamente ottimista questo salmista? Gli sono andate sempre dritte a lui le cose? No! non le sono sempre andate sempre dritte, lo sa e lo dice, che a questo mondo spesso i birbanti sono più fortunati, i poveri sono più oppressi e se ne lamenta col Signore. Arriva a dire perche dormi oh signore? perche taci? Svegliati Signore! ascoltami Signore; però la speranza rimane ferma incrollabile a lui e a tutti i speranti, si può applicare quello che san paolo ha detto di Abramo, ha creduto sperando contro ogni speranza.


E’ Lui il Signore che accende in noi questa fiducia, che porta avanti nella vita.

Uno domanda come è possibile questo? E’ possibile ! è possibile se ci si aggrappa a tre ferme convinzioni: Primo Dio è onnipotente, secondo Dio mi ama immensamente, terzo Dio è fedele alle sue promesse; allora accesa da lui misericordioso Dio in me questa fiducia, io non mi sento piu solo ne abbandonato, ne isolato anzi mi sento coinvolto in un disegno di salvezza che avanti avanti, con l’aiuto del Signore andrà a sboccare nella gioia del paradiso.



Ho parlato dei salmi ma la stessa sicurezza vibra anche nei discorsi e negli scritti dei santi. Io vorrei che voi altri leggeste una omelia che ha tenuto ad Ippona sant Agostino in un giorno di Pasqua… spiega l’Alleluia; il vero Alleluia è lassù, in Paradiso perché lo diremo con cuore acceso di pieno amore,


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(Opera Pittorica di P.Giustino Jacopini http://members.xoom.virgilio.it/Jacopini/biogr..htm )


quaggiù,l’alleluia che cantiamo è l’alleluia dell’amore affamato. Ecco che cos’è per Agostino la speranza, fame di amore di Dio. Dirà qualcuno ma se io sono un povero peccatore? Se ho tanti peccati? Io gli rispondo come ho risposto una volta tanti anni fa ad una signora sconosciuta che si confessava da me. Era scoraggiata avvilita perché diceva:” ho dietro alle mie spalle una vita moralmente burrascosa”. Posso, ho detto io, signora chiedere quanti anni ha -trentacinque.- trentacinque?! Ma lei può vivere signora 40 50 anni, ma lei può fare un mucchio di bene ancora signora. Lasci perdere il passato, pentita com’è si proietti all’avvenire cambi con l’aiuto di Dio la sua vita sarà tutta cambiata e in quell’occasione gli ho citato un mio autore preferito San Francesco di Salès,

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Il quale parla delle nostre care imperfezioni. Imperfezioni ma care e spiegai,veda signora Dio detesta le mancanze, in quanto sono mancanze, però sotto un altro aspetto Dio ama le nostre mancanze perché esse sono occasioni a Lui di dimostrare la sua misericordia e a noi di tenerci bassi di essere umili, di capire e compatire le mancanze degli altri.


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Vedete dunque che il Papa è piuttosto entusiasta a tanta simpatia per questa virtù della speranza. Lo so però che non tutti sono d’accordo con me. Nietzsche tedesco non è d’accordo per lui la speranza è la virtù dei deboli farebbe dei cristiani degli irresoluti degli incerti degli isolati,gente che rinuncia a battersi per il progresso sociale. Altri parlano di alienazioni che impedisce il contributo alla promozione umana dell’uomo. Il concilio però non è di questo parere.

Ha detto il messaggio cristiano non solo non esime i cristiani dall’edificazione di un mondo migliore, ma gli obbliga con impegno ancora più stringente, è giusto! Siamo ancora più obbligati di tutti gli altri a impegnarci in questo… Conosco anche che per il passato nel corso della storia, sono emerse delle situazioni e delle affermazioni di cristiani di cattolici troppo pessimisti nei confronti dell’uomo, pero la Chiesa le ha sconfessate queste affermazioni.

Queste affermazioni, un pò alla volta sono state dimenticate, grazie alla grande schiera di santi, lieti, operosi, pensate che a don bosco è stato scritto un libro “ Don Bosco che ride” e Sant Alfonso de Liguori, un altro libro intitolato “il Monsignore che si diverte”, grazie anche a questo pessimismo all’umanesimo cristiano a una schiera di scrittori ascetici. Il francese Saint-Beuve avrebbe chiamato « les doux » i dolci e specialmente grazie a una teologia cattolica fatta proprio a misura d’uomo molto comprensiva. S. Tommaso d'Aquino, ad esempio, che parla delle le virtù fa un bel posto alla virtù della iucunditas: giocondità e dice, consiste in questo, fa che il cristiano prenda occasione da ciò che vede da ciò che sente per essere allegro per sorridere giocondamente.


Io quando facevo scuola, dicevo ai miei ragazzi era giocondo quel tal muratore irlandese che è cascato dal secondo piano dell'impalcatura si è fracassato le gambe, lo hanno portato all’ospedale è venuto il medico, la suora infermiera – poverino ha detto la suora vi siete fatto male cascando! Non madre a detto, non precisamente cascando, arrivando a terra mi sono fatto male


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E’ una grande virtù prendere occasione dalle gambe per sorridere e per far sorridere anche gli agli altri.


San Tommaso che tutta la teologia portando il sorridere, lo scherzare a essere una vera virtu si è trovato d’accordo con Cristo che ha predicato la lieta novella, con sant Agostino che ha tanto raccomandato la hilaritas ha sconfitto il pessimismo, ha vestito di letizia la vita cristiana e soprattutto ci ha incitato noi altri a farci coraggio con le gioie di ogni giorno, quelle buone intendiamo, che il Signore non lascia mai mancare anche se intramezzati a qualche dolore della vita. Quando ero ragazzo io ho letto la vita di uno scozzese che è passato negli Stati Uniti con i suoi genitori è diventato l’uomo più ricco del mondo e dice:

sono nato nella miseria ciononostante non cambierei i ricordi della mia fanciullezza con quelli dei ricchi dei figli dei milionari. Che ne sanno questi delle gioie della famiglia, della mamma che unisce insieme le mansioni di bambinaia, di lavandaia, di cuoca, di maestra di angelo e di santa. L’impiegato si chiamava Carnegie impiegato a Pittsburg co appena al mese 56 lire un stipendio magrissimo, una sera il cassiere gli ha detto fermati calma, Carnegie pensava adesso mi licenziano…invece passati gli altri gli dice il cassiere Andrea ho osservato il vostro lavoro, voi producete più degli altri,ho deciso di aumentare lo stipendio da 56 a 67 lire,

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sono andato a casa di corsa, la mamma ha pianto di consolazione. Voi mi parlate di milioni,ma io gli ho fatto i milioni non li cambierei con quelle 11 lire di aumento guadagnati quella volta. Necessario con la speranza cristiana ci stanno bene anche queste gioie puramente umane, però la Chiesa non le assolutizza, sono qualche cosa non sono tutte, durano un po di tempo non sempre, sono un mezzo non possono essere lo scopo principale. Di esse ha detto San Paolo usatene ma come non ne usaste perché passa la scena di questo mondo e prima Gesù ha detto prima di tutto cercate il regno di Dio e dopo il resto.


http://www.vatican.va/holy_father/john_pau...0091978_it.html

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